PREVENZIONE ONCOLOGICA
L’esposizione prolungata e sregolata ai raggi del sole determina nel tempo tutta una serie di alterazioni cutanee, in particolare dei cheratinociti, dei capillari e del derma: queste si manifestano da un punto di vista clinico con chiazzette arrossate e squamose (le cheratosi attiniche), macchie, capillari dilatati e solchi cutanei (vere e proprie rughe). Questi sono i tipici segni del fotoinvecchiamento, ma non si limitano solo ad un danno estetico. Infatti le cheratosi attiniche sono lesioni pretumorali e necessitano di un accurato monitoraggio per prevenire conseguenze negative per la salute.
Le cheratosi attiniche insorgono prevalentemente sulle zone più esposte ai raggi del sole: quindi il volto, il cuoio capelluto nei soggetti calvi, il dorso delle mani. È opportuno asportare queste lesioni prima che diventino tumori conclamati: possiamo ricorrere all’acido retinoico, al diclofenac o all’ ingenolo mebutato, che rappresenta l’ultima novità terapeutica. Altri metodi di ablazione si avvalgono della crioterapia, della chirurgica, del radiobisturi o del laser.
Degna di nota la Terapia Fotodinamica, che ha ricevuto l’approvazione dell’FDA americana e che presenta il grande vantaggio di distruggere sia le cheratosi conclamate, sia quelle singole cellule già alterate che si trovano sparse attorno alle lesioni e dalle quali prenderanno poi origine altre cheratosi. In questo modo la Terapia Fotodinamica esercita una vera e propria bonifica del cosiddetto “campo di cancerizzazione”. Non ultimo l’impatto estetico: l’eliminazione selettiva delle cellule fotoinvecchiate ha un riscontro positivo non solo sulla salute ma anche sulla bellezza della cute trattata, che apparirà più giovane e sana.
Sulla cute fotoesposta possono comparire numerose neoformazioni cutanee, benigne e maligne. Molto frequenti sono gli epiteliomi basocellulari e spinocellulari, che spesso insorgono sulle cheratosi attiniche. Possono presentarsi come piccoli rilievi cutanei rossastri o come aree superficiali ulcerate o coperte di squame: queste lesioni tendono a crescere progressivamente e ad invadere le zone di cute adiacenti. Pertanto devono essere eliminate in maniera rapida e radicale. I trattamenti a disposizione sono numerosi, ma la chirurgia rappresenta la prima scelta. Queste lesioni vengono asportate con un semplice intervento chirurgico eseguito dopo aver praticato una anestesia locale; sono poi sottoposte all’esame istologico presso un centro competente.
LA MAPPATURA DEI NEI
I nevi (comunemente detti nei) sono neoformazioni cutanee, di colore variabile dal marrone al nero, piatti o rilevati: in qualche caso possono essere già presenti alla nascita ma più spesso compaiono nel corso degli anni. In genere sono benigni, tuttavia alcuni di essi possono col tempo trasformarsi in melanomi (tumori maligni). E’ quindi consigliabile almeno una volta l’anno, soprattutto se si hanno pelle e capelli chiari, lentiggini o numerosi nei, o una familiarità per nevi multipli o melanoma, far esaminare al dermatologo la propria cute e le mucose visibili affinché possa cogliere in fase iniziale eventuali lesioni a rischio o già francamente maligne. La visita è assolutamente indolore e si avvale, oltre che dell’occhio esperto dello specialista, di uno strumento ottico, il dermatoscopio, che consente di vedere nella profondità delle lesioni: una via di mezzo fra l’esame clinico e l’esame istologico, ma in questo caso non invasivo. Le lesioni significative vengono fotografate e classificate per essere sottoposte a controlli successivi più o meno ravvicinati (la cosiddetta mappatura dei nei) o, se necessario, asportate e studiate istologicamente. L’esame periodico delle lesioni pigmentate è fondamentale: infatti il melanoma cutaneo, pur essendo un tumore maligno, se viene diagnosticato precocemente ed asportato subito, può essere curato senza conseguenze per la vita del paziente. E’ quindi fondamentale una diagnosi precoce, basata sul controllo dal dermatologo una volta l’anno e sull’autoesame periodico.
Cos’è l’autoesame?
Il nevo (benigno) e il melanoma (maligno) sono inizialmente simili, occorre tuttavia distinguerli quanto più precocemente possibile. Per questo ognuno di noi dovrebbe periodicamente osservare attentamente la propria pelle per rilevare la eventuale comparsa ex novo o il cambiamento di lesioni o nevi preesistenti e sottoporle quindi al dermatologo quanto prima.
Quali sono gli elementi che devono indurre il sospetto che un nevo sia maligno? Dobbiamo affidarci a un insieme di semplici regole chiamate ABCDE, che stanno a significare:
A = Asimmetria. La lesione non è perfettamente rotondeggiante ma presenta una forma irregolare
B = Bordi irregolari. I margini della lesione non sono lineari ma frastagliati
C = Colore. La lesione non ha un colore marrone ma nerastro, o presenta una pigmentazione variegata dal marrone al nero al rosa
D = Dimensioni. Un nevo di dimensioni superiori al mezzo centimetro deve indurre il sospetto di una crescita abnorme.
E = Evoluzione. Il cambiamento di un nevo già presente o la comparsa di un nuovo elemento rappresentano un criterio importantissimo per sospettare che una lesione pigmentata non sia benigna. In questo caso si deve richiedere l’immediata visita del dermatologo esperto in oncologia che valuterà la lesione e se necessario ne programmerà l’escissione chirurgica.
A proposito dell’ asportazione di un nevo…occorre ricordare che asportare una lesione benigna non è pericoloso, mentre è dannoso trascurare una lesione sospetta!
Infatti togliere un nevo benigno non lo trasforma in tumore. Al contrario trascurare un potenziale melanoma può dargli il tempo di crescere e danneggiare la salute di quel soggetto.
Nel corso della visita vengono dati consigli e prescrizioni, soprattutto inerenti la protezione dalle radiazioni solari. E’ ormai accertato infatti che le ustioni solari ripetute, soprattutto entro i 20 anni di età, aumentano il rischio di sviluppare un melanoma in età adulta.
E’ quindi indispensabile proteggere la pelle, specialmente quella dei bambini, con opportuni filtri solari per tutto il periodo della esposizione, evitare di prendere il sole nelle ore centrali della giornata, scongiurare esposizioni prolungate.